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mercoledì 2 novembre 2011

Scienza, contare gli anni degli altri aiuta a tenere la mente giovane



Quanti anni avrebbe oggi Jimy Hendrix? E James Dean? Dove eravamo l’11 Settembre 2001? Domande apparentemente banali che nascondono in realtà “l’elisir” per mantenere giovane il nostro cervello. ‘”Far di conto” questo il segreto per una mente sempre agile e sana,  piccoli esercizi matematici che aiutano ad «allenare la mente» e proteggerla dall’invecchiamento e dal potenziale insorgere di patologie. Sono alcuni dei consigli degli esperti che si sono riuniti a Roma la settimana appena trascorsa, per il convegno ‘Ginnasticamente’, promosso dall’Osservatorio Sanità e salute presieduto dal senatore del Pdl Cesare Curzi. Non basta, insomma, giocare a carte, fare cruciverba o risolvere il sudoku per tenere il cervello in esercizio e preservarlo dal fisiologico rallentamento delle funzioni che, se non curato per tempo, può sfociare in forme di demenze senili come l’Alzheimer. “Gli esercizi devono essere applicabili nella vita quotidiana e aiutare i processi cognitivi e di memoria in modo solistico” spiega Stefano Zago, docente di Riabilitazione cognitiva nell’anziano alla Statale di Milano. Ecco allora che “Far calcolare a un soggetto l’età che avrebbe adesso ad esempio Gianni Agnelli” non solo aiuta a fare i calcoli, ma mette in moto altri processi perchè si inizia a comparare quanti anni si avrebbero in più o in meno del soggetto stesso del nostro particolare calcolo. E dunque gli amati passatempi come le parole crociate oppure il Sudoku? Rimangono, a detta degli esperti, sicuramente un buon sistema per allenare la mente ma solo su compiti specifici; il calcolo in questo caso “risveglia” anche aree celebrali preposte alla memorizzazione e al ricordo; evocando magari immagini del passato chiuse in qualche “cassetto della memoria” ormai abbandonato. Inoltre resta fondamentale, per mantenere il cervello giovane, guardare poca tv, che è un esercizio «passivo», dedicarsi ad una attività fisica costante nel tempo e, ovviamente, adottare stili di vita sani. In conclusione risulta particolarmente “fruttuoso” mantenere delle buone relazioni sociali, conservare una certa vita di relazione anche con il passare degli anni favorirebbe non solo il buon umore ma contrasterebbe anche patologie degenerative come l’Alzheimer, almeno secondo il professor Bryan James, capo ricercatore, che ha condotto un’interessante ricerca sugli effetti prodotti da un’intensa vita sociale presso Il Centro Malattie del Rush Alzheimer. Lo studio ha mostrato come l’isolamento sociale, che per gli anziani sempre più spesso diventa una condizione del vivere quotidiano, sia la prima causa dei sintomi della regressione cognitiva. Via libera dunque alla socializzazione calcolando magari l’ultima volta a cui si è stati ad una festa.

Andrea Lupoli

4 commenti:

  1. Hahaha….buonissimo questo post, le persone siamo fatte così, alcune volte il “male” degli altri ci aiuta a stare meglio, no?

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  2. Bella questa notizia. La cosa importante rimane contare e usare il cervello calcolando il più possibile.

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  3. Grazie della informazione la trasmetterò all mio nonno che sta facendo fatica a ricordarse le cose.Cessione del quinto

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